Il 12 dicembre 2020 ci ha lasciato Pinin Brambilla Barcilon,  restauratrice di fama internazionale.

Con i suoi interventi ha onorato la città di Saronno grazie all’intuito di mons. Armando Cattaneo.

Il ricordo di Carlo Mariani

“Il rapporto che si stabilisce con l’opera che si restaura è un rapporto di empatia, una capacità che si esercita con la mente e con il cuore di immedesimarsi nell’opera d’arte”. Queste sono le parole iniziali del libro La mia vita con Leonardo, scritto da Pinin Brambilla Barcilon nel 2015 e che mi ha regalato e autografato proprio a Saronno. Credo proprio sia stata l’empatia che abbia sviluppato davanti ad ogni opera che ha restaurato nella sua lunga carriera professionale e non solo per il Cenacolo vinciano.

Forse fra gli ultimi cantieri della sua lunga carriera rientra a pieno titolo il magistrale restauro degli apparati decorativi del presbiterio e dell’arco trionfale della chiesa di San Francesco a Saronno. Un cantiere che ho avuto l’onore di dirigere dal 26 febbraio al 29 giugno 2018, chiuso con un mese di anticipo sul crono-programma. Era spesso presente per soprintendere i lavori della sua equipe, formata da Licinia Antonielli, Federica Viviana Bruschi, Laura Pedretti, Francesca Preatoni, Simone Ravelli e Maria Elena Zeroli, giungendo da sola, con la sua Audi A4, da Milano. Per un breve periodo, scaduta la patente e in attesa del rinnovo, era puntualissima anche arrivando in treno, prima delle 8,00. Appendeva il suo elegante ed esile bastone da passeggio ai piedi della scala del ponteggio, bastone utilizzato quasi più per vezzo che per reale necessità, e saliva per stare in mezzo ai “suoi ragazzi” in cima tutto il giorno, pausa pranzo compresa. Riguardo al reale utilizzo del bastone da passeggio ho nella mente una bellissima immagine. Nelle fasi conclusive dei lavori, recatasi a metà della chiesa con la collaboratrice Federica Viviana Bruschi, la signora Brambilla indicava proprio col bastone ciò che secondo lei andava ritoccato. L’insieme per lei era tutto e andava visto dal basso perché è proprio dal lì che abbiamo la naturale visione degli affreschi. La sua vista era formidabile. Il gusto per l’armonia e la bellezza altrettanto.

Arrivavo in cantiere non sempre alla stessa ora, anche senza annunciarmi, come sono solito fare e come si dovrebbe fare in certi cantieri. In quello non ce ne era certo bisogno. La sorpresa però, seppur positiva, non mancava. Pinin era con i pennelli in mano intenta a qualche ritocco. Sono riuscito a immortalare qualche scatto furtivo con il cellulare, purtroppo non nitido, anche se quelli che ricordo con più immediatezza sono quelli “scattati” e memorizzati nella mia mente.

Pur dalla sua altissima esperienza e preparazione, essendosi rapportata con i più importanti storici dell’arte e professionisti al mondo, ha sempre messo in atto, nei miei confronti, il rispetto dei ruoli. Infatti, essendo io il Direttore Lavori, mi faceva sempre parlare per primo quando c’erano i sopralluoghi in cantiere da parte delle funzionarie della Soprintendenza, la dottoressa Ilaria Bruno e la dottoressa Benedetta Chiesi. Dopo alcune parole d’introduzione lasciavo poi a lei proseguire l’illustrazione dei lavori che si andavano conducendo. La più nota restauratrice del Novecento che, rispettando i ruoli professionali, lasciava parlare il direttore lavori con le funzionarie della Soprintendenza: una grande lezione per tutti.

Era poi tornata a Saronno il 4 marzo 2019 alla presentazione dei restauri. Serata che avevo organizzato, molto tempo dopo rispetto alla reale conclusione lavori, per attendere il termine dell’installazione dei nuovi apparecchi d’illuminazione. Lo rivelo qui per la prima volta. La signora Brambilla quella sera aveva ancora qualche linea di febbre, reduce di un’influenza, ma ha voluto essere presente ugualmente per quel senso del dovere che pochi ancora hanno a cuore. Tra il folto pubblico, non solo saronnese, vi erano molti appassionati ma anche molti addetti ai lavori, che avevano voluto ascoltare lei e il lavoro svolto per la chiesa di Saronno. L’emozione tra il pubblico all’accensione delle luci del presbiterio ha suscitato uno scroscio di applausi corale e prolungato.

Il lavoro per il restauro degli affreschi del presbiterio di San Francesco era stato annunciato pubblicamente, dal prevosto, Mons. Armando Cattaneo, alla fine della serata del 5 maggio 2017 in Santuario. Una serata dove Pinin Brambilla Barcilon illustrò i restauri che condusse per ventidue anni sul Cenacolo di Leonardo. Nella mia lunga prolusione, spiegai il motivo per cui avevamo organizzato la serata proprio in Santuario, dove si conserva la copia tridimensionale del Cenacolo vinciano. Quello saronnese è composto di tredici statue lignee, scolpite da Andrea da Corbetta e dipinte da Alberto da Lodi. La signora alla fine della sua illustrazione, tanto appassionata, si concesse anche ad alcune domande. Fu ricordata l’esecuzione dei lavori durante le visite del pubblico. E subito in me tornò alla mente l’essere andato con mio papà, che mi portava sin da piccolo per mostre e musei, a vedere proprio il Cenacolo in fase di restauro. Mi sono rivisto in quel grande refettorio, per un bambino le dimensioni aumentano, con le impalcature che ostruivano parte del dipinto e affascinato nel vedere una persona che con piccoli strumenti faceva qualcosa, all’epoca non sapevo cosa, su una parete dipinta. Se sono un architetto specializzato in restauro, è forse anche per quella visita, certamente perché sono stato stimolato dai miei genitori nella frequentazione del bello dalla tenera età.

Un particolare e gradito invito l’ho ricevuto dall’Università di Torino per partecipare il 27 settembre 2019 alla cerimonia per il conferimento della “Laurea Honoris Causa” in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali alla signora Pinin Brambilla Barcilon. Non potevo certo mancare a un evento così importante. Dopo i saluti iniziali e la Laudatio, tenute dai docenti, la restauratrice, ha svolto la sua Lectio Magistralis. Leggermente emozionata, ha esordito dicendo che “non è mai stato facile per me tradurre in parole quello che penso” e ha proseguito illustrando la sua carriera ponendo l’accento sull’inizio in “bottega”, le difficoltà dell’inizio oltre, naturalmente, all’avvicinamento al genio universale di Leonardo. La conclusione della sua Lectio l’ha espressa con le parole del Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry, ricordando che non sempre con gli occhi o con la testa, ma soprattutto col cuore che si vedono le cose importanti. Al termine della cerimonia fu sorpresa di vedermi lì tra i familiari, gli amici e gli stretti collaboratori di una vita. Ci siamo salutati baciandoci come di consueto.

Ci si sentiva regolarmente per scambiarci gli auguri per le festività o solo per salutarsi. Mi porto un rammarico: non aver potuto sentire la sua voce il 1° dicembre 2020, giorno del suo 95° compleanno, per poterle porgere i miei auguri.

Conserverò nel cuore quell’empatia che riversava alle opere che restaurava e che ci riservavamo, di persona, vicendevolmente. Grazie Pinin!

Carlo Mariani