Tu per tutti

Da qualche settimana è iniziata l’avventura dell’oratorio estivo per tanti dei nostri ragazzi. E anche per i loro animatori.
Chiara , una delle giovani che si è coinvolta per organizzare le attività dei più piccoli, giocare con loro e aiutarli in questa esperienza, ci dichiara: “È bellissimo poter stare con i bambini, perché sono spontanei, si affidano a te e ti danno tutto loro affetto. Mi piace provare a restituire quello che mi hanno dato gli animatori quando ero piccola. Ricordo ancora i nomi delle mie animatrici e quando mi capita di vederle, mi tornano in mente i bei momenti che ci hanno donato. Alla fine di ogni pomeriggio torno a casa anche molto stanca, ma sempre soddisfatta della giornata e di quanto vissuto.”

Chiara ha imparato il valore della gratuità, del donarsi e lo ha appreso passando attraverso l’esperienza dell’oratorio.

La gratuità è il senso dello slogan che accompagna queste settimane “TuXTutti”. L’oratorio estivo davvero diventa quel luogo dove cresce l’amicizia con il Signore e nel nome del Signore ed è il luogo dell’incontro, della fraternità, del coinvolgersi ciascuno a servizio degli altri.

È solo nella relazione e nella cura con cui ognuno si pone che crescono rapporti e diventa bello stare insieme.

Buon Oratorio Estivo a tutti!

Continua a leggereTu per tutti

“Per discernere la propria vocazione, bisogna riconoscere che essa è la chiamata di un amico: Gesù. Agli amici, quando si fa un regalo, si regala il meglio. (…)

I regali di Dio sono interattivi e per goderli bisogna mettersi molto in gioco, bisogna rischiare. Tuttavia, non sarà l’esigenza di un dovere imposto da un altro dall’esterno, ma qualcosa che ti stimolerà a crescere e a fare delle scelte perché questo regalo maturi e diventi un dono per gli altri.

Quando il Signore suscita una vocazione, pensa non solo a quello che sei, ma a tutto ciò che, insieme a Lui e agli altri, potrai diventare.”

(Papa Francesco, Christus vivit, 287.289)

Continua a leggereIl regalo di Dio

Ricomincia il catechismo anche nelle nostra comunità. Che bella l’attenzione che Papa Francesco ha dedicato al servizio dei catechisti, tanto da istituirne il ministero!

Prima infatti dei contenuti da trasmettere, c’è la relazione tra il catechista e i ragazzi e c’è la persona del catechista che testimonia e trasmette anzitutto sé e la sua fede.

Il Papa dice: “Il catechista è un memorioso di Dio, della sua Parola, del suo amore, una persona immersa nella realtà e capace di ascoltare le domande degli uomini e delle donne e di parlare loro nel dialetto della prossimità.
Un testimone della fede in Gesù, capace di attrarre altri alla bellezza della vita cristiana.”

Questo è l’augurio che facciamo a tutti i nostri catechisti che si apprestano a riprendere in presenza il cammino con i ragazzi: che siano belli, gioiosi, contagiosi nella fede!

Continua a leggereCatechisti e memoria di Dio

Domenica 26 settembre celebriamo la festa di apertura degli oratori per il nuovo anno pastorale 2021/2022. Ecco qui un estratto del Messaggio del nostro Arcivescovo per questa giornata; il suo invito può aiutarci a ricominciare con lo spirito giusto.

Conosco un paese dove i fiori sono vanitosi. Fioriscono solo se ci sono ammiratori disposti alle esclamazioni: “Guarda che bello! Che meraviglia!”. Il paese dei fiori vanitosi è rimasto senza fiori.

(…) Propongo di trapiantare i fiori vanitosi nel paese dove il sole li sveglia per fiorire gratis, solo per il gusto di essere vivi. Questo paese si chiama oratorio: dove i ragazzi e le ragazze rispondono, ascoltano la carezza del sole e si aprono alla vita. Non hanno bisogno di ammiratori, ma di un terreno buono per mettere radici e di un’aria pulita per diffondere profumo, gratis, solo per il gusto di essere vivi e di ringraziare per il dono della vita.

Conosco un paese dove i cani sono sordi. Tengono le cuffie, ascoltano la musica, non sentono il passo del padrone. (…) Come cani da guardia non valgono niente!

Propongo di invitare i cani con le cuffie nel paese dei messaggi irrinunciabili, quelli che aiutano a vivere e sperare. Questo paese si chiama oratorio: dove i ragazzi e le ragazze imparano ad ascoltare per distinguere la voce di Gesù che rivela la via della vita.

Conosco un paese dove gli uccelli sono muti, (…) non cantano, sono arrabbiati. (…)

Propongo che gli uccelli si radunino sulle piante del paese della danza e dei sogni, dove ragazzi, adolescenti e giovani amano il futuro e si entusiasmano dei testimoni che hanno seminato gioia su tutta la terra. Questo paese si chiama oratorio: dove ragazzi e ragazze ascoltano le voci del mondo e si sentono vivi per andare lontano. Sono fieri di essere gli abitanti del domani, contenti di essere stati scelti per la missione di aggiustare il mondo, imparano il mestiere di vivere, perché non vogliono sciupare la vita.

Invito tutti ad abitare il paese dove si ama la vita, perché è dono di Dio; ad abitare nel paese dove si ama la vita, perché è vocazione alla gioia; dove si ama la vita e si guarda lontano, perché si vuole condividere con tutti la grazia di abitare in Dio. (M.Delpini)

Vi aspettiamo in oratorio!

Continua a leggereAma. Questa sì che è vita

Abbiamo celebrato nelle scorse domeniche le cresime e le comunioni dei nostri ragazzi.

Anzitutto tanti auguri a loro! Li accompagniamo con la preghiera.
E poi li ringraziamo, perché dentro a questo tempo difficile, ci stanno insegnando qualcosa di importante.

I ragazzi che hanno ricevuto la cresima e la comunione appartengono alla “generazione zeta”. Il loro approccio è rovesciato rispetto a quello degli adulti di oggi. Le nuove generazioni “usano” le cose e usandole imparano le istruzioni… 
Fanno esperienza e poi risalgono ai principi.
È il mondo di oggi, e noi stiamo imparando, volenti o nolenti, questo stile. Proprio a causa della pandemia.

Ogni giorno, vivendo, capiamo come affrontare il giorno dopo, senza istruzioni predefinite.

Questo comporta che ci troviamo a decidere cose che prima davamo per scontato. Che facevamo perché le facevano tutti.

Tra queste: la Messa della domenica, il battesimo e appunto la Cresima e la prima Comunione dei nostri figli.
Abbiamo provato cosa significa non averle, essere senza per mesi. Ora proviamo cosa significa viverle con delle attenzioni necessarie e che in parte modificano quel che viviamo. 
Faccio fare la Cresima e la prima Comunione a mio figlio adesso in queste condizioni o preferisco aspettare un tempo più favorevole da tanti punti di vista? 

Dei nostri 84 ragazzi di prima media, 58 hanno scelto di vivere la Cresima il 31 ottobre e il 1º novembre, gli altri la vivranno nei prossimi mesi.
Abbiamo celebrato la Prima Comunione dei ragazzi di quinta, saltata a maggio; delle 59 famiglie che si stavano preparando, 18 hanno deciso di viverla adesso, scegliendo di dare ai loro figli già ora e quindi poi a Natale e a Pasqua la possibilità di vivere in modo pieno l’Eucaristia.

Queste celebrazioni in questo tempo sono state proprio singolari. La Cresima perché alla celebrazione hanno potuto partecipare solo le famiglie e i padrini. La Comunione perché il numero dei ragazzi era proprio piccolo. 
Ma davvero tutti hanno potuto constatare che questi momenti sono stati intensi, partecipati, vissuti bene, capaci di indicare l’essenziale.

E questo è l’insegnamento più prezioso.

Continua a leggereComunioni e Cresime sotto il segno dell’essenziale

Il nuovo anno oratoriano dei nostri ragazzi si svolgerà sotto uno slogan preciso “A occhi aperti“. Vogliamo qui spiegarne il significato, che deve richiamare la comunità intera.

Tra gli occhi più famosi dei Vangeli, ci sono quelli dei due discepoli di Emmaus. Occhi un po’ disillusi all’inizio del loro cammino, occhi che leggono i fatti che sono successi a Gesù con uno sguardo un po’ superficiale. Quanto stupore poi li coglie nell’incontro con il viandante, Gesù, che si affianca al loro cammino e spiega loro le Scritture dal principio!

Ecco, sarebbe bello che in questo nuovo anno l’oraotorio riuscisse a risvegliare lo stupore nei nostri ragazzi!

E quando culmina lo stupore dei discepoli di Emmaus?
Quando lo riconoscono allo spezzare del pane.
Per questo, nonostante le fatiche di queste settimane e l’incertezza dell’evoluzione della situazione sanitaria, cerchiamo di recuperare la dimensione della partecipazione e dei sacramenti. E anche della catechesi.

E teniamo a mente che la catechesi non è fatta per dare i sacramenti, ma per offrire le ragioni della fede.

Continua a leggereSignificato di uno slogan

La testimonianza di Martina ci introduce al tema che farà da filo conduttore per il nuovo anno oratoriano:

“A occhi aperti” è lo slogan di quest’anno e la festa del nostro oratorio ne ha segnato il vero inizio. Un inizio pieno di sguardi, di occhi che sorridono e della bellezza di rivedersi, tornare a vivere in oratorio, ricominciare a incontrarsi, dal vivo, e condividere un pezzo di strada.

Una festa diversa dal solito, con la distanza di un metro, l’igienizzante, la mascherina, ma diversa perché ad esserlo siamo noi. Io mi sono sentita così: più attenta alla bellezza della quotidianità, degli incontri, al gesto della Comunione; più partecipe durante la S.Messa che sotto il cielo azzurro e il sole che batte sull’oratorio ha un sapore in più; più emozionata ed entusiasta di condurre il Rock in Repax che ha visto bambini e adulti insieme, per una serata di bella musica. Mantengo gli occhi aperti e sono grata di questi due giorni, perché mi ricordano quanto valga la pena rimettersi in cammino e farlo in una comunità.”

Mantenere gli occhi aperti ed essere grati è l’atteggiamento giusto.

Gli occhi aperti servono per vedere tante situazioni, anche quelle difficili; dicono di cristiani attenti. E anche di cristiani testimoni, che hanno gli occhi aperti perché hanno incontrato il Signore e ora i loro occhi ne sono pieni.

L’essere grati ha a che fare con l’umiltà, di chi riconosce i doni che ci sono fatti e prova a costruire il bello.

Continua a leggereA occhi aperti

Forse non tutti sanno che in queste settimane si sta svolgendo la tradizionale “4 giorni catechiste” che nella nostra diocesi aiuta catechisti e catechiste a “partire con il piede giusto” nei cammini di catechesi a breve inizieranno nelle nostre parrocchie. Quest’anno la formula ha dovuto adattarsi ai tempi e gli incontri si stanno svolgendo in modalità online, Abbiamo pensato di offrirvi qualche spunto emerso da queste giornate.

  1. Il tempo della pandemia che stiamo ancora attraversando implica che occorre ancora di più partire dal vissuto di esperienze dei ragazzi, con tutto quello che hanno accumulato interiormente.
  2. Il nostro dovrà essere un atteggiamento di rispetto, di ascolto, di accoglienza. Dobbiamo entrare con discrezione in questo vissuto, pronti a farci sorprendere. Solo uno sguardo ricco di stupore potrà davvero farci scoprire qualcosa che ancora non sappiamo.
  3. Non facciamoci prendere dal flagello della fretta o dall’ansia di “finire il programma”. Prendiamoci del tempo, come faceva Gesù quando raccontava una parabola, facciamo domande. Questo è il modo di stare nel mondo di Gesù e questa deve essere la nostra postura.

L’agire di Dio si intreccia con la libertà di ciascuno e la catechesi è a servizio dell’incontro tra Dio e l’uomo, ne prepara le condizioni. Davvero allora sarà Parola seminata nel vissuto dei ragazzi e guidata dallo Spirito.

Continua a leggereLa catechesi e la semina

Questo mese d’ottobre il nostro arcivescovo ha pensato per noi ad una lettera speciale. Ottobre è il mese che di solito la Chiesa dedica al tema della missione; quest’anno ancora di più tanto che il Papa stesso ha indetto un Mese Missionario Straordinario.

Il Papa ci richiama ad una conversione missionaria perché “noi non abbiamo un prodotto da vendere, ma una vita da comunicare. Dio, la sua vita e il suo amore di misericordia.”

Nella lettera Delpini dice tre cose fondamentali.

  1. La missione è obbedienza all’incontro che abbiamo fatto con Gesù, risorto, vivo, amico.
  2. La missione non è impresa solitaria: ha la sua radice nella comunione, è praticabile da una fraternità.
  3. Ogni situazione e contesto di vita familiare, professionale o altro può diventare occasione per condividere la visione del mondo che ha quel riferimento irrinunciabile a Cristo.
Continua a leggereLettera d’ottobre

Dalla seconda parte del messaggio dell’Arcivescovo per la festa dell’Oratorio.

Ci sono quelli che corrono per tenersi in esercizio: non vanno da nessuna parte, ma ogni giorno dedicano del tempo a correre.

Lo stesso percorso, la stessa gente..e poi si stancano.

Ci sono quelli che corrono per allenarsi. Accettano la fatica, si preparano alla corsa, alla partita, ma poi se non sono convocati si arrabbiano.

Infine ci sono quelli che corrono perché hanno una meta, un luogo dove sanno di essere attesi. Non vogliono arrivare tardi alla festa.

La meta non è un risultato, un successo; la meta è dove è bello stare. È l’amicizia che merita di essere coltivata, la vita che merita di essere vissuta.

Ammiro coloro che credono che l’oratorio e la proposta educativa cristiana abbiano delle risorse straordinarie.

I ragazzi di oggi sono come quelli di ieri, un terreno promettente che attende un seminatore per produrre molto frutto.

Continua a leggereDov’è la meta?