Se parlate di lavoro oggi, sappiate che c’è in gioco una questione antropologica: cosa sarà dell’uomo e del suo destino?

Quale dimensione umana può aiutare a realizzare la vita?

Chiude domani, domenica 29 ottobre, la 48ª settimana sociale dei cattolici italiani; a Cagliari, (qui il link per saperne di più) per parlare, come dice il sottotitolo, del “lavoro che vogliamo, libero, creativo, partecipativo e solidale“.

Con questi 4 aggettivi definisce il lavoro umano Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium. Lavoro come “atto creatore” che deve essere ben fatto per costruire se stessi, secondo il grande Charles Péguy ne L’argent (1913).

La sfida del lavoro, con la disoccupazione giovanile così alta, con le macchine intelligenti e il lavoro a basso costo, è tema che tocca molte famiglie e la società nel suo complesso, finanche la democrazia.

In molti ne parlano. Uno dei pochi a trattare il tema in modo serio è il gesuita Francesco Occhetta ne “Il lavoro promesso”, ed. Ancora.

La domanda sul perché delle tecnologie orienta il progresso stesso e definisce lo ‘sviluppo umano’ per la Chiesa. Ne parliamo perché abbiamo a cuore l’uomo, cioè noi stessi.

Come già aveva intuito Giovanni Paolo II nella Laborem exercens: 

“Mediante il lavoro, l’uomo (…) in un certo senso diventa più uomo”.