Grandi risate sabato scorso (16 febbraio) al Teatro della Regina Pacis, che ha ospitato la compagnia teatrale “Antidepressivi senza ricetta”. Un gruppo coeso di 7 personaggi che hanno tenuto la scena per circa un’ora e mezza, regalandoci davvero…una ricetta per il buonumore.

Partiamo con ordine: prima, alle 19.30, il pubblico presente ha potuto gustare un’ottima pizza, seguita da tanti assaggi delle fantasiose torte preparate dalle mamme.

Poi, in buon ordine, il teatro si è ritrasformato in sala spettacolo per dare inizio a Olimpidioti. Una gara di pura comicità.

Davvero bravi gli attori, soprattutto se pensiamo che si cimentavano con il teatro d’improvvisazione. Una forma di teatro che crea dal nulla storie, personaggi e situazioni, in un imprevedibile sviluppo che sorprende e risveglia la voglia di creare.

Uno stimolo alla creatività. E un vero spasso per il pubblico; ogni volta è come assistere ad uno spettacolo diverso!

Qui sotto alcune foto della serata.

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Siamo entrati ieri nella 2ª settimana di Avvento.

Qualche giorno fa, vi abbiamo invitato a vivere la vita della Comunità in questo periodo di preparazione al Natale. Ebbene, ci avete preso in parola.

Qui sotto troverete tante foto: sono i momenti che avete, anzi abbiamo vissuto.

Sabato 24 novembre al pomeriggio i bambini di III elementare hanno ricevuto la loro 1ª Confessione, a cui e’ seguito un bel momento di festa con i gentori in oratorio.

Domenica 25 novembre il pranzo comunitario, con grande allegria.

Nel pomeriggio, i bambini di V elementare hanno fatto una merenda dei popoli, speciale, partendo da un biscotto come unità di misura.

Sr. Donata ha invitato chi educa non solo a dare regole, ma ad essere vere guide. Con don Fabio i bambini hanno pregato e ringraziato per quanto ricevuto. Il tutto si è concluso con una merenda molto ricca, con una buona partecipazione di bambini e genitori.

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Sui passi di un uomo che aveva un cuore grande”.

Questo potrebbe essere il sottotitolo della due giorni che un gruppo di famiglie della nostra comunità, guidato da don Fabio, ha trascorso a Campodolcino (SO). Alla scoperta di un santo, don Guanella che diceva: “I poveri sono innanzitutto da amare” e che “Il cuore dell’uomo ha bisogno di benevolenza, come lo stomaco di cibo”.

Non basta fare del bene o tentare di fare azioni benefiche, occorre che il bene sia fatto bene.

Tanti i momenti di condivisione semplice, dalla messa, alla passeggiata tra i boschi, dalla visita alla casa natale del santo ai giochi e ai pranzi insieme.

Qui sotto la nostra gallery.

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Riportiamo qui integralmente il testo del discorso che il papa ha fatto all’incontro con le famiglie, nel suo recente viaggio a Dublino.

Discorso alle famiglie a Dublino

Il Papa ricorda che i cristiani sono una sola famiglia in Cristo, diffusa su tutta la terra.

La Chiesa è la famiglia dei figli di Dio. Una famiglia in cui si ha cura di ciascuno e dove ciascuno è invitato alla festa, alla gioia.

Dio desidera che ogni famiglia sia un faro che irradia la gioia del suo amore nel mondo.

E siamo chiamati tutti alla santità, dentro alla famiglia.

La vocazione all’amore e alla santità è silenziosamente presente nel cuore di tutte quelle famiglie che offrono amore, perdono, misericordia quando vedono che ce n’è bisogno, e lo fanno tranquillamente, senza squilli di trombe.

Il Vangelo della famiglia è veramente gioia per il mondo, dal momento che lì, nelle nostre famiglie, Gesù può sempre essere trovato.

E ancora…

Il matrimonio cristiano e la vita familiare vengono compresi in tutta la loro bellezza e attrattiva se sono ancorati all’amore di Dio.

La grazia di Dio aiuta ogni giorno a vivere con un cuore solo e un’anima sola.

Come si fa?

    • Con il perdono che guarisce le nostre ferite e ci avvicina agli altri e a lui. Piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno, sono il fondamento sul quale si costruisce una solida vita familiare cristiana.
    • Con un corretto uso dei social media, che possono essere benefici se usati con moderazione e prudenza; che questi mezzi non diventino mai una minaccia alla vera rete di relazioni di carne e sangue, imprigionandoci in una realtà virtuale e isolandoci dai rapporti concreti che ci stimolano a dare il meglio di noi stessi in comunione con gli altri.
    • Con la preghiera, perché «la famiglia che prega insieme rimane insieme», e irradia pace.
  • Con la sincerità. Il vino nuovo comincia a fermentare durante il tempo del fidanzamento, necessario ma passeggero, e matura lungo la vita matrimoniale in un mutuo dono di sé.

 

Le famiglie sono ovunque chiamate a continuare a crescere e andare avanti, pur in mezzo a difficoltà e limiti, proprio come hanno fatto le generazioni passate.

Infine un messaggio forte:

Voi, famiglie, siete la speranza della Chiesa e del mondo!

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Una bella partecipazione alla tradizionale grigliata di Pasquetta.

Molte le famiglie presenti…impegnate ogni giorno in un viaggio impegnativo, ma dove pure si vive la gioia dell’amore.

« Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare ». (AL 325)

E nella Pasqua appena vissuta abbiamo imparato da Gesù la gioia dell’amore, abbiamo imparato quanto sconvolgente è il fatto della sua Resurrezione – che trasforma in potenza tutta la nostra debolezza umana.

Qui sotto alcuni momenti della grigliata.

Grazie anche a tutti coloro che, specie ai ‘fuochi’, si sono impegnati per la buona riuscita.

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Domenica 4 febbraio è la Giornata per la Vita

Ecco il messaggio del Consiglio Episcopale Permanente

L’amore dà sempre vita”: quest’affermazione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amoris laetitia, ci introduce nella celebrazione della Giornata della Vita 2018, incentrata sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”.

Vogliamo porre al centro della nostra riflessione credente la Parola di Dio, consegnata a noi nelle Sacre Scritture, unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatrice di gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità.

Formati dall’Amore

La novità della vita e la gioia che essa genera sono possibili solo grazie all’agire divino. È suo dono e, come tale, oggetto di richiesta nella preghiera dei discepoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv. 16,24).

La grazia della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano “formare” dall’amore di Dio Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto (cfr. Lc 15,32); figli che vivono nel timore del Signore, come insegnano i sapienti di Israele: «Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita» (Sir 1,10). Ancora, è l’esito di un’esistenza “critica”, abitata dallo stesso sentire di Gesù, secondo le parole dell’Apostolo:

«Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», che si è fatto servo per amore (cfr. Fil 2,5-6). Timore del Signore e servizio reso a Dio e ai fratelli al modo di Gesù sono i poli di un’esistenza che diviene Vangelo della vita, buona notizia, capace di portare la gioia grande, che è di tutto il popolo (cfr. Lc 2,10-13).

Il lessico nuovo della relazione

I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre, gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata; una comunità che con il salmista riconosce: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).

Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di ogni relazione.

Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie autoreferenzialità.

Il credente, divenuto discepolo del Regno, mentre impara a confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca risposte di verità.

In questo cammino di ricerca sperimenta che stare con il Maestro, rimanere con Lui (cfr. Mc 3,14; Gv. 1,39) lo conduce a gestire la realtà e a viverla bene, in modo sapiente, contando su una concezione delle relazioni non generica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva.

La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo.

Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.

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Ecco la testimonianza di Norma sulle domeniche nel nostro oratorio:

26 novembre, 3a d’avvento, a Regina Pacis si ripete la bellezza delle “domeniche insieme” per i bambini dell’Iniziazione Cristiana ed i loro genitori; è il turno della 5°elementare.

A fare da guida, la pagina dell’incontro di Gesù con il giovane ricco.

“Che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17)

Che bello soffermarsi su questa Parola e ritrovare lo sguardo buono di Gesù nel volto dei genitori e di quelli che ci vogliono bene, nella preghiera e nell’Eucarestia, nella vita di ogni giorno!

Nell’ascolto e nel silenzio, i bambini hanno poi provato a dare un nome alle piccole grandi catene che rendono pesante il loro cuore:

solo un cuore libero può volare in alto, come i palloncini che si sono levati dal campo di calcio per conquistare il cielo.

E non è mancato un momento di riflessione anche per i genitori.

Che bello infine tornare a casa e concludere la domenica nelle proprie case raccontando e condividendo il bello scoperto e vissuto durante la giornata!

Un’altra bella domenica passata insieme …

  • a Dio per ascoltare la sua Parola;
  • a sé stessi per fermarsi e riflettere sulla propria vita;
  • agli altri per costruire buone relazioni nella gioia.

 

 

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Domenica 5 novembre, ricominciano gli incontri per le Giovani Famiglie.

Qui il Calendario 2017-18.

Il trovarsi ha lo scopo di guardarsi, dialogare, superare la tentazione del “già saputo”.

Una proposta di condivisione di fede e di esperienza della coppia cristiana.

Sono grato a chi aiuta in questo gesto, che spero serva a far maturare la nostra comunità.

A me il compito di fare una proposta, a tutti di condividere la vita.

I giovani hanno deciso con me le date per poter dare la loro disponibilità ad animare e seguire i bambini durante il nostro trovarci.

In oratorio, dalle 17.00 alle 18.30.

Vi aspetto!

don Fabio

 

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Se parlate di lavoro oggi, sappiate che c’è in gioco una questione antropologica: cosa sarà dell’uomo e del suo destino?

Quale dimensione umana può aiutare a realizzare la vita?

Chiude domani, domenica 29 ottobre, la 48ª settimana sociale dei cattolici italiani; a Cagliari, (qui il link per saperne di più) per parlare, come dice il sottotitolo, del “lavoro che vogliamo, libero, creativo, partecipativo e solidale“.

Con questi 4 aggettivi definisce il lavoro umano Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium. Lavoro come “atto creatore” che deve essere ben fatto per costruire se stessi, secondo il grande Charles Péguy ne L’argent (1913).

La sfida del lavoro, con la disoccupazione giovanile così alta, con le macchine intelligenti e il lavoro a basso costo, è tema che tocca molte famiglie e la società nel suo complesso, finanche la democrazia.

In molti ne parlano. Uno dei pochi a trattare il tema in modo serio è il gesuita Francesco Occhetta ne “Il lavoro promesso”, ed. Ancora.

La domanda sul perché delle tecnologie orienta il progresso stesso e definisce lo ‘sviluppo umano’ per la Chiesa. Ne parliamo perché abbiamo a cuore l’uomo, cioè noi stessi.

Come già aveva intuito Giovanni Paolo II nella Laborem exercens: 

“Mediante il lavoro, l’uomo (…) in un certo senso diventa più uomo”.

 

 

 

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Quest’anno si è unita alla vacanzina di settembre delle famiglie Repax un’inviata speciale che prova qui a tradurre, anche per chi non c’era, l’esperienza vissuta.

“Scelgo 3 parole: Attenzione, Aiuto, Amicizia che hanno portato a 3 lezioni apprese.

1. L’Attenzione, che ha creato comunione (e non per la rima). Attenzione concreta, ai bisogni tangibili (di un passaggio in auto, di un bambino da seguire) e ‘intangibili’: rimando di sguardi, quando si è pregato, quando si è giocato insieme.

L’attenzione implica il guardarsi e …il guardare!

Lezione appresa: devo guardare chi guida…per seguire.

2. L’Aiuto che, quando si coniuga con reciproco, fa superare le difficoltà e costruisce l’unità. L’aiuto scaturisce dall’attenzione, perché se uno è attento, può diventare capace di aiuto.

L’aiuto implica infine il donarsi e così io che credevo di essere già, scopro invece che non sono che appena.

Lezione appresa: per possedere la vita, devo perderla per qualcuno.

3. L’Amicizia, che allarga l’orizzonte delle prime due parole. Essa rende possibile farsi compagnia per camminare insieme nella vita. L’amicizia si impara.

Lezione appresa: quando è vera, è capace di riaccendere il desiderio di infinito nel cuore dell’altro.

 

Del ‘programma’ della gita aggiungo che ‘siamo stati noi, con le nostre vite e le domande del cuore’.

Attenzione, aiuto e amicizia sono stati un concreto vissuto.”

 

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