Abbiamo ascoltato ieri la testimonianza dei genitori di Marco Gallo, tragicamente scomparso all’età di 17 anni il 5 novembre 2011.

Ci hanno restituito l’immagine di un ragazzo appassionato della vita, anche audace nelle scelte e nelle esperienze che decideva di intraprendere. L’audacia gli arrivava dal poggiare la sua forza e la sua vita sulla presenza e sull’amore di un Altro, di Gesù.

Era attento ai fatti che gli succedevano, non come frutto del caso, ma come occasioni per coinvolgersi nella vita, per capirne il significato e il nesso con l’infinito. Un cuore aperto, uno sguardo spalancato sulla realtà. Senza censurare nulla.

E in tutto quel che faceva era libero, non perché tutto si può fare, ma perché era in compagnia del Signore. Un cuore teso e alla ricerca, libera, di qualcosa di abbastanza grande da soddisfare la vita.

Una vita che in quei brevi anni gli era diventata una cosa appassionante, perché tutta dentro la sapienza del Mistero di Dio. “Solo dal mistero io dipendo”, come ebbe a scrivere.

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“Desiderio della Messa, immaginando il possibile”; si intitola così la lettera che ha inviato a tutte le parrocchie della nostra diocesi mons. Mario Antonelli, il vicario episcopale.

E in un passaggio chiave dice:

“Mentre cantavamo l’Alleluia pasquale in chiese vuote e in case liete, mentre sentivamo dire di Fase 2 e sognavamo il Pane di nuovo spezzato e condiviso, Papa Francesco scriveva:

È urgente discernere e trovare il battito dello Spirito per dare impulso, insieme ad altri, a dinamiche che possano testimoniare e canalizzare la vita nuova che il Signore vuole generare in questo momento concreto della storia.”

Pensiamoci, adesso che ci apprestiamo a ritornare nelle nostre chiese…

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