(alcuni stralci dalla lettera che il vescovo della Diocesi di Reggio e Guastalla, Mons. Massimo Camisasca, ha indirizzato ai suoi fedeli)

“Da dove viene il coronavirus? Dal cuore della Cina, non certo dal cuore di Dio. Ma è anche vero che Dio si sta servendo di esso per richiamarci tutti ad uno sguardo più profondo sulla nostra vita.
Scopriamo infatti, improvvisamente, di essere fragili: chiusi spesso nelle certezze che ci arrivano dalle grandiose scoperte della scienza e dalla loro applicazione tecnologica, connessi con tutto il mondo e illusi di poterne essere padroni, siamo messi di fronte ad uno scenario più realistico.

L’uomo è debole, fragile e può trovare la sua grandezza e forza soltanto nell’amore verso se stesso, verso il proprio destino personale, temporaneo ed eterno e nell’amore verso gli altri e verso Dio.

Di necessità siamo così portati ad una essenzialità di vita che può creare benevoli momenti di silenzio, di riflessione, di cura.

Preghiamo, nelle nostre case, per noi stessi, per i malati del mondo, per i morti, per i loro cari. Preghiamo per i medici e gli operatori sanitari, preghiamo per gli uomini della sicurezza e dell’esercito, chiamati ad un surplus di fatiche.
Ciò che non sappiamo più fare, ora siamo quasi obbligati a riprendere.

Il coronavirus non lascerà le cose come prima: dopo il suo passaggio saremo migliori o peggiori? Dipende da noi. Esso può diventare occasione di ravvedimento e conversione.

L’uomo senza Dio perde completamente la bussola della propria vita. Con Dio può ritrovarla.

Può diventare un cercatore di infinito.

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