Le vacanze stanno volgendo al termine; riprendiamo la pubblicazione su questo sito con un titolo forte, che potrebbe suonare provocatorio alla luce degli ultimi avvenimenti politici italiani.

In realta’ il richiamo del titolo arriva da Papa Francesco che ci chiede di guardare il mondo e tornare ad amare la politica verso la quale viviamo un periodo di grande disaffezione.

Se ne parla in questi giorni anche al Meeting in corso a Rimini, che rilancia il tema in un incontro con Artutro Sosa Abascal, preposto generale della Compagnia di Gesu’, cioe’ dei gesuiti, come lo e’ lo stesso Papa Francesco.

Il gesuita è un maestro del discernimento; infatti il discernimento  caratterizza i gesuiti per effetto della loro unità, che prescinde da razza, nazione o altro e che affonda le radici nella storia della loro fondazione.

Gli esercizi spirituali ignaziani conducono al discernimento che poi orienta la coscienza: tra gli imperativi ci sono l’aiutare i poveri e l’accompagnare i giovani, come dice la stessa Evangelii Gaudium del Papa.

Aiutare i poveri e accompagnare i giovani significa acquisire il loro sguardo sul mondo.

Sant’Ignazio di Loyola ci insegna che non possono risolversi nuovi problemi con vecchie risposte; occorre quindi che noi impariamo dal mondo come oggi si presenta a trarre i segni che lo Spirito ci manda.

Come quindi si può tornare ad affezionarsi alla politica?

Abascal afferma: ” Non si può vivere il Vangelo senza assumere una posizione politica. Esistono nella società dei “luoghi teologici”, i giovani, i poveri, gli emarginati, ed è osservando loro che si capisce come Dio agisce nel mondo.”

Per questo la politica intesa come ascolto, comprensione, vicinanza è il servizio più grande e insieme più umile per un cristiano!

Continua a leggereTorniamo ad amare la politica

Liberi e forti. Che grande respiro poterci pensare così, nel cammino della vita! Che prospettiva alta!

In queste settimane don Luca ci propone la lettura dell’”Appello ai Liberi e Forti” che scrisse don Luigi Sturzo 100 anni fa, nel gennaio 2019, alla fine della Grande Guerra e in un’Italia provata, dove era forte la tentazione di soluzioni facili (e la paura era tanta, lì si getteranno i semi che porteranno alla dittatura fascista).

(Integrale)

A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà.

E mentre i rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni Paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le energie spirituali e materiali di tutti i Paesi uniti nel vincolo solenne della ‘Società delle Nazioni’.

E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.

Perciò sosteniamo il programma politico-morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola angusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l’avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, l’uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei forti.

Al migliore avvenire della nostra Italia – sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano – che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldata la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d’entusiasmo e con fermezza di illuminati propositi.

Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i Comuni – che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell’Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.

Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agli individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gustose tradizioni italiche.

Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo.

Energie, che debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica e attingere dall’anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all’autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.

Le necessarie e urgenti riforme nel campo della previdenza e dell’assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere all’elevazione delle classi lavoratrici, mentre l’incremento delle forme economiche del Paese, l’aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l’analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopoguerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.

Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell’organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici.

A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell’amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degli interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l’adesione al nostro Programma.

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Il tempo di Natale è tempo di tradizioni.

A livello civile, la tradizione politica italiana ci consegna ogni 31 dicembre il discorso e gli auguri di buon anno del Presidente della Repubblica in carica. La politica entra nelle nostre case, con un messaggio a tutti gli italiani.

Nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace che la Chiesa celebra ogni 1º gennaio, Papa Francesco, per il 2019, evoca – per restare in tema – “le beatitudini del politico”, proposte dal Cardinale vietnamita Van Thuan.

Eccole:

Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.

Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.

Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.

Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.

Beato il politico che realizza l’unità.

Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.

Beato il politico che sa ascoltare.

Beato il politico che non ha paura.

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Il Palazzo Pubblico di Siena non è solo uno scrigno d’arte, ma anche educazione ai cardini di una amministrazione ben ordinata.

Nella sala del Mappamondo, ove si riuniva il parlamento della città, troviamo la Maestà di Simone Martini.

Il Bambino, in braccio a Maria, impugna un cartiglio, che dice (ai politici):

« Amate la giustizia, voi che governate sulla terra,

rettamente pensate del Signore,

cercatelo con cuore semplice. »

È l’incipit del libro della Sapienza.

La tensione al Bene comune emerge dall’iscrizione sul gradino sotto il trono di Maria:

« Ma talor veggio chi per proprio stato,

disprezza me e la mia terra inganna,

e quando parla peggio è più lodato. »

Bene comune e giustizia: fondamenti per una buona politica.

(un grazie a Maurizio per la segnalazione)

Continua a leggerePolitica per immagini (spunti da Siena)

Le elezioni si avvicinano. Partiamo dai richiami del Papa – e in particolare dal discorso a Cesena dello scorso ottobre – per parlare di politica e bene comune.

Vi aspettiamo venerdì 16 febbraio alle 21.00 presso Casa di Marta.

Perché il voto ci riguarda. Riguarda il nostro desiderio insopprimibile di bene e di giustizia, anzitutto. Consapevoli che dai desideri del cuore si dovrà scendere nella dinamica reale.

Ma anche il Papa ci esorta a non stare alla finestra a guardare, senza sporcarsi le mani.

L’incontro può essere un’occasione per riflettere su tutto questo.

“Prima di pensare a cambiare il mondo, fare le rivoluzioni, meditare nuove costituzioni stabilire un nuovo ordine, scendete prima di tutto nel vostro cuore, fatevi regnare l’ordine, l’armonia e la pace. Soltanto dopo, cercate delle anime che vi assomigliano e passate all’azione.” (Platone, più di 2000 anni fa)

Continua a leggereDialogo sulla politica il 16 febbraio