L’11 febbraio – memoria della Madonna di Lourdes – ricorre la XXX giornata mondiale del malato. Ecco alcuni stralci dal messaggio del Papa, dal titolo «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità.

“Cari fratelli e sorelle, trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura. 

(…) Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale, perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto.

Il tema scelto per questa trentesima Giornata, «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui. La misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera. È forza e tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo.

Testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito. Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! (…) perché questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli infermi?

Un pensatore del XX secolo ci suggerisce una motivazione: «Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro». Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente.

(…) Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza. 

L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta.

Benediciamo il Signore per i progressi che la scienza medica ha compiuto soprattutto in questi ultimi tempi; (…) però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità.

Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia.”

Continua a leggere“Misericordiosi come il Padre” – porsi accanto a chi soffre

Chiudiamo con la 2ª delle due puntate sul senso del foglietto giallo. Esso ci è compagnia la domenica e durante la settimana e diventa il modo per conoscere la Parola del Papa e infine la Parola di Dio.

Il Papa ci accompagna in una catechesi settimanale in cui ci fa vedere che la morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico dell’uomo, non è lo sforzo di chi decide di essere coerente e ci riesce, lanciato in una sfida solitaria di fronte al mondo.

No.

“La morale cristiana semplicemente è una risposta.

È la risposta commossa davanti ad una misericordia, sorprendente, imprevedibile, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e lo stesso mi ama, mi stima, mi abbraccia.

Mi chiama di nuovo, spera in me e attende da me.

Per questo l’idea cristiana della morale è una rivoluzione.

Non è non cadere mai, ma rialzarsi sempre.”

Che beneficio leggendo quel benedetto foglietto giallo!

Continua a leggereRispondo e mi rialzo (il senso del foglietto giallo 2a parte)

Iniziamo la 1ª di due puntate sul senso del foglietto giallo che troviamo la domenica sul tavolino in fondo alla nostra chiesa. E’ un modo per voler bene al Papa e conoscere la sua Parola.

Iniziamo dal voler bene.

Chi è Jorge Bergoglio? Come si è definito?

“Sono un peccatore a cui il Signore ha guardato”

Così disse di sé in un’intervista ad Antonio Spadaro*, aggiungendo “non so quale possa essere la definizione più giusta”.

Uno su cui il Signore ha gettato lo sguardo come ha fatto con Matteo, quel giorno che era seduto al banco delle imposte. Gesù lo guardò con una tale forza di amore e di misericordia, come nessuno lo aveva guardato ed amato prima.

E il Papa nell’intervista prosegue:

“Visitavo spesso la chiesa di San Luigi dei Francesi, e lì andavo a contemplare il quadro della vocazione di San Matteo di Caravaggio.

Quel dito di Gesù così…verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo.”

E spiega poi il motto scelto quando fu consacrato vescovo “miserando atque eligendo” cioè ‘misericordiando’ e scegliendo.

Il Papa, che si sente guardato da Cristo con misericordia, capisce che questo è anche il modo con cui Cristo gli chiede di guardare gli altri.

Come se li stesse scegliendo per Lui. ..senza escludere nessuno, perché tutti sono scelti per l’amore di Dio.

Leggi l’intervista del 19 agosto 2013, apparsa su La Civiltà Cattolica

Continua a leggereCome Matteo (il senso del foglietto giallo 1a parte)

Don Fabio ci regala un’omelia che ruota attorno a due parole: miseria e misericordia, che hanno la stessa radice.

« È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei Cieli » (Mt 19,24)

La ‘ricchezza’ di cui parla il Vangelo non è legata solo al denaro, ma si riferisce anche alla bellezza, alla capacità di successo, al potere.

Diversa è invece la miseria dell’uomo, incontrata dalla miseria di Dio in persone come Zaccheo, nei malati, nei pubblicani, nella samaritana.

“Dammi da bere”: Dio è assetato della nostra bellezza, per questo ci invita a una relazione, ad un’amicizia concreta, ad una comunione insieme con Lui.

Cerca la bellezza – non quella fisica – che è dentro in ciascuno e che si scopre sempre attraverso un incontro. La samaritana ha scoperto di essere bella dopo lo sguardo di Gesù; lei, imbruttita da relazioni forse sbagliate. Va al pozzo quando non c’è nessuno, in un’ora improbabile, da sola, si nasconde.

Là il Signore la cerca. In quel momento in cui si sente misera, nell’ora della sua miseria, si manifesta la Misericordia di Dio; così è per noi.

Dio apprezza sempre la nostra sincerità: non dobbiamo nasconderci, dobbiamo essere disponibili ad esporre a Lui la nostra miseria.

Il dono ricevuto, quello della Sua Misericordia, è così sovrabbondante che diventa dono per tutti, diventa missione.

Non è più per la tua parola, ma per la grazia di un Altro che sta agendo. Questo è il compito della Chiesa: donare Misericordia a chi non nasconde la sua miseria.

Continua a leggere2ª di Quaresima: tempo per non nasconderci

Questa la risposta di Marta, che ha fortemente voluto che la mostra sulle APAC  arrivasse a Saronno, alla domanda:

“Ma chi te l’ha fatto fare di portare la mostra a Saronno? Cosa ha significato per te questo lavoro?”

Un unico motivo, per Marta:

“Riscoprire e raccontare a tutti della sola cosa di cui ho bisogno in ogni istante della mia giornata: essere amata da Uno che, con occhi misericordiosi, mi ama.

Mi ama non perché sono particolarmente brava o coerente, ma perché ci sono e proprio perché sono fatta così.

Essere guardata così, cambia tutto!”

Qui viene fuori un’esperienza vera, che Marta ha fatto; tra poche parole è più difficile nascondersi.

Continua a leggere“Essere guardata così, cambia tutto!”