Gremita – mercoledì 26 settembre – la sala convegni della Curia della Diocesi di Milano. L’evento? La presentazione del libro di A. Scola “Ho scommesso sulla libertà”. Alla tavola rotonda: Luigi Geninazzi (giornalista, scrittore e coautore del testo), Valentina Soncini (docente), Alberto Sportoletti (membro del coordinamento diocesano Associazioni, Movimenti e Gruppi) e lo stesso arcivescovo emerito.

Il libro non è solo l’autobiografia di Angelo Scola e l’intervento del cardinale si trasforma nell’intensa catechesi di un uomo che ha sempre cercato la vicinanza e l’amicizia di uomini grandi. Ha guardato a don Giussani, De Lubac, Von Balthasar, Giovanni Paolo II.

Una costante attraversa la sua vita: la passione nel testimoniare la novità del Cristianesimo e la contemporaneità di Cristo.

Una sfida della libertà abbracciata attraverso i fatti stessi e…in una vita donata.

“Senza nulla da difendere se non l’essenza stessa della fede.”

La vita va donata“, ripete Scola, ” e questa libertà di donarsi è possibile solo se la vita è segnata da un desiderio che si accende con un incontro.

Per spiegare fa l’esempio bellissimo dell’immagine del saltatore in alto, che si ferma a metà del salto e si blocca. Questa è una libertà inceppata. Perché non sa più dire oggi il senso della vita. 

“Però abbiamo sempre la possibilità di alzare lo sguardo e domandare una novità per il nostro cuore. 

Il cristianesimo deve tornare a essere l’esperienza che Cristo fece fare a quei 12 e fa fare ancora a chi lo incontra oggi: essere mossi e animati dal desiderio che una novità appaia nella mia vita per amore, e che si dilati”.

Libertà come appartenenza a Cristo

Si genera (e quante ne ha fatte l’arcivescovo emerito!) se si è generati.

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Prendete un pomeriggio di sabato 11 Novembre,

aggiungete una bellissima giornata di sole,

moltiplicate per l’entusiasmo di 15 ragazzi, tutti accumunati dall’impegno di servire come chierichetti,

proponete loro una gita a Milano e avrete come risultato:

una compagnia che vive il bello di un’amicizia vera.

Ecco il racconto di Paola, una degli adulti che ha accompagnato il gruppetto:

“Dopo un breve viaggio in treno, chiacchierando e scherzando, siamo arrivati a Cadorna e da lì una passeggiata fino al Duomoluogo suggestivo che ha meritato una sosta per ammirare tutta la sua magnificenza,… oltre che per fare, ovviamente, un bel selfie!

Ma la destinazione era ancora lontana, per cui ci siamo rimessi in cammino passando per via Torino: avete presente via Torino a Milano il sabato pomeriggio? Eravamo già pronti a fare la conta dei caduti e dispersi e invece “La Compagnia della Croce” (il gruppo dei nostri chierichetti) si è dimostrata unita e compatta e anche lo slalom tra i passanti è stato, ancora una volta, un piacevole momento insieme.

Molto gradita la sorpresa che ci ha riservato il don poco dopo: la piccola Basilica di Santa Maria presso San Satiro nell’affollatissima via dello shopping.

Tutti siamo rimasti affascinati dal “finto coro” realizzato da Bramante in pochissimi metri, una delle più geniali e moderne soluzioni prospettiche del primo Rinascimento.

Da lì, abbiamo ripreso il cammino verso la Basilica di Sant’Ambrogio, ammirando le meraviglie dei palazzi e dei cortili della città.

Proprio prima di entrare nel cortile della Basilica, Don Fabio ci ha raccontato la leggenda della “Colonna del Diavolo”: una colonna romana che presenta 2 fori che sarebbero stati generati da una testata di Satana a seguito di un litigio con Sant’Ambrogio.

Visitando l’interno della Basilica,  abbiamo ammirato l’altare maggiore d’oro, il pulpito e la cripta che accoglie le spoglie dei santi Ambrogio, Gervaso e Protaso. I ragazzi sono rimasti molto sorpresi alla vista dei teschi, ma anche incuriositi dai racconti di una simpaticissima guida che ci ha spiegato qualcosa della vita del santo patrono di Milano.

Per finire abbiamo fatto una piacevole merenda presso l’oratorio di Sant’Ambrogio, tra giochi, chiacchiere e risate!”

Curioso il racconto di Paola: consapevolmente o meno, ci permette di ripercorrere i passaggi chiave di quando viviamo un’amicizia vera.

C’è un viaggio da fare, con soste e ostacoli. Bisogna stare uniti per superarli, poi si cresce e si resta affascinati quando si incontrano dei maestri, che aiutano a fare i tratti più difficili del cammino. Quando si arriva alla meta, la gioia è grande. E il segno di una maturità compresa è quello che si condivide insieme il pane. Il pane e la vita.

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