Ecco la testimonianza di Martina, tornata dal pellegrinaggio in Terrasanta e Giordania.

Sono partita per la Giordania e tornata a Gerusalemme; ho deciso che, nonostante impegni, università e progetti, questo fosse il modo migliore per investire la prima settimana del nuovo anno.

Partita con la mia famiglia e con tanti volti di amici conosciuti lo scorso anno in Terra Santa.

QUALCOSA IN PIU’

Ora che, tornata, è passato qualche giorno, mi accorgo che sì la dimensione dell’incontro, della novità, dell’emozione è ancora presente (e lo è stata giorno dopo giorno), ma che c’è anche qualcosa di più.

Sono partita dopo un 2018 ricco, in cui ho scavato dentro di me e ho creduto nella bellezza, nell’amore, nelle persone che avevo e ho al mio fianco.

Sono partita con la fragilità di chi ha tante domande che cercano una risposta, con l’ingenuità di chi crede ancora nelle piccole cose, con l’umiltà di chi cerca di pensare prima agli altri che a sé stessi.

E in questo viaggio, i tanti momenti di riflessione, preghiera, silenzio mi hanno permesso di verificare nel profondo la mia fede.

BENEDETTA INQUIETUDINE!

Ho capito che non è così fondamentale che la storia confermi ogni dettaglio o verifichi ogni cosa; quando si ha fede tutto acquista un senso a prescindere. Difficile spiegarlo, soprattutto a chi non ha ancora conosciuto o riconosciuto questo dono grande, ma penso abbia a che fare con quel vuoto che ogni persona ha dentro.

Credo che ognuno di noi, ad un certo punto della sua vita, abbia fatto o farà i conti con questo vuoto, questa parte di sé che sente di non riuscire a riempire, perennemente insoddisfatta.

Ecco: questa parte è possibile farla fiorire, riempirla di qualcosa che rimanga per sempre e che sia davvero forte, solo nel momento in cui si comprende che c’è un Qualcuno in cui avere fede.

UN SENSO

C’è un senso alla nostra esistenza, un senso in cui investire, credere; un senso da ricercare giorno dopo giorno, aiutato anche da gesti ripetuti, come quello di andare alla Santa Messa la domenica, da riscoprire nella profondità dell’Eucarestia.

Il pellegrinaggio mi ha fatto riflettere su quanto stia riempiendo questo vuoto e quanto questo mi faccia bene e nonostante tutte le insufficienze mi renda una persona migliore. Mi ha reso più attenta alle fragilità che ognuno di noi ha e che spesso cerchiamo di nascondere, come se le sentissimo dei difetti che ci peggiorano. Eppure è da queste che dobbiamo partire, consapevoli che quel Dio, che sul Calvario apre le braccia, ci abbraccia e le accoglie.

“Tra Terra e Cielo” (lo slogan del pellegrinaggio) è riempire le nostre piccolezze della grandezza e bellezza della fede, partendo da quelle strade in cui Gesù per primo ha dato testimonianza di luce.

Martina Ferré

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Continua il viaggio dei nostri pellegrini. Terza puntata.

04.01.19

La giornata di oggi ci lascia a bocca aperta; difficile descrivere ciò che ci ha attraversato il cuore nel sito archeologico di Petra.
Storia, natura, colori, forme, roccia, uomo, religione, culti: tutto si mescola, si fonde. Il risultato è spettacolare. Città appartenuta al popolo dei Nabatei, commercianti e guerrieri, Petra era via di comunicazione tra il sud della Penisola Araba e il Mediterraneo. Oggi è la prima delle sette meraviglie del mondo e gli sguardi verso l’alto, lo stupore e la curiosità che pervadono tutti ne sono il segno.

Ognuno porta con sé un raggio di luce, uno scorcio, un momento trascorso nel Canyon o camminando nella zona più aperta. Ognuno conserva un volto incontrato, non solo quello dei tanti turisti, ma soprattutto di tutti quegli uomini e bambini, anche molto piccoli, che lavorano all’interno del sito, vendendo souvenir o aiutando chi fa più fatica con cavalli o asini.
Suggestiva anche la Messa che celebriamo all’interno del sito, tra i resti della chiesa bizantina.

Tra terra e cielo” oggi è la roccia e la sabbia in cui siamo immersi, ma anche il cielo azzurro che crea un contrasto particolare. “Tra terra e cielo” oggi ci riporta indietro nella storia, come leggiamo nel Vangelo e come spiega don Fabio nell’omelia:

Ognuno di noi ha una storia, delle radici. È la storia personale di ciascuno, che è necessario riguadagnare ogni giorno”.

In serata arriviamo ad Amman e incontriamo don Pietro, della Parrocchia San Paolo. Ci racconta dei cristiani, una piccolissima percentuale in Giordania, e ad Amman, ma ci racconta anche quanto questi cristiani sappiano dare testimonianza del Vangelo ed essere accoglienti ad esempio con i rifugiati, come è accaduto 6 anni fa dopo la grande ondata dall’Iraq.

“Qui a volte ho bisogno di calmare la gente, nei momenti di difficoltà dico loro: “Dio ci ha posto qui perché voleva che fossimo qui, non da altre parti”.

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