San Giovanni Paolo II – di cui lo scorso 18 maggio abbiamo ricordato i 100 anni dalla nascita – ebbe a dire:

Non ci sarà fedeltà se non si troverà nel cuore dell’uomo una domanda per la quale solo Dio è la risposta.

Ecco, in questa fase 2, che poi diventerà fase 3 e chissà cos’altro, spesso noi adulti siamo concentrati sul come; come faremo a riprendere il lavoro, come potremo andare in vacanza, ecc.

Invece dovremmo guardare alla domanda che si fanno sempre i bambini, ben più potente e radicale: perché?

È la domanda che ci è data in dote quando veniamo al mondo, è il riflesso del nostro essere creati a immagine e somiglianza di Dio. È la vera espressione della nostra natura di uomini, chiamati alla vita per scoprirne l’origine, il senso, il destino.

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Torniamo sulla domanda “Per chi vivi?” che avevamo proposto lo scorso settembre in occasione della Giornata per il seminario (per chi volesse leggere l’articolo, si trova nell’archivio di settembre 2018).

Chiedersi “per chi vivo?” è fondamentale.

Il Papa Francesco invita i giovani – ma la questione vale per tutti – a pensare la propria vita nell’orizzonte della missione.

Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: Ma chi sono io?

Tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu.

Ma domandati: Per chi sono io?”*

Solo questa domanda illumina davvero le scelte di vita, perché sollecita ad assumerle nell’orizzonte del dono di sé.

È questa l’unica strada per giungere a una felicità autentica e duratura!

La Colletta Alimentare, a cui tanti di noi, giovani e meno giovani, hanno partecipato, si inscrive come gesto in questa cornice.

Di una vita donata… perché tanto ha ricevuto, perché è grata al Signore, si sente voluta bene e per questo si muove.

 

 

*Discorso alla Veglia di preghiera per la Giornata Mondiale della gioventù, Basilica di Santa Maria Maggiore, 8 aprile 2017.

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