Pasqua speciale quest’anno, Pasqua in cui le nostre case sono diventate chiese. Come ricorda il Catechismo, “la famiglia cristiana è la chiesa domestica dove i figli di Dio imparano a pregare”. Ascoltiamo cosa è successo in una delle famiglie della nostra comunità. Ecco la testimonianza di Norma e Stefano.

Famiglia chiesa domestica. Questa frase ci ha messo in discussione e forse mai come in questo periodo, è diventata insieme profezia e stimolo per la nostra vita.

Il lockdown ha cambiato le abitudini in tante famiglie. La routine quotidiana è stata ri-organizzata: non più il treno da non perdere o la campanella che suona a dettare i tempi, ma il webinar online o la videolezione da seguire.

Questo per quanto riguarda il lavoro e la scuola; ma per quanto riguarda la nostra fede? Come è cambiato, nelle nostre famiglie, il modo di vivere la propria fede?

Come famiglia non ci siamo sentiti abbandonati e lasciati soli a reinventarci, per così dire, un modo diverso di vivere la nostra fede: i suggerimenti e le proposte fatte dalla diocesi e dalla nostra comunità pastorale sono state di stimolo per rimboccarci le maniche e cercare di rispondere ad una semplice domanda: “come vogliamo vivere il nostro essere cristiani in questo periodo di quarantena?”

La Messa domenicale è rimasta sicuramente il centro della nostra settimana, ma abbiamo vissuto questo appuntamento forse in maniera più consapevole; la preparazione del nostro altare domestico  ha aiutato ad entrare nel clima di preghiera ed ogni gesto fatto ha acquistato un significato preciso: dal raccogliere nel giardino i fiori da mettere nel vaso all’accendere la lampada e mettere l’icona della famiglia intorno al portatile che è diventato la nostra finestra sull’altare della Prepositurale.

Forse è stata proprio questa una delle belle scoperte di questa situazione COVID-dipendente: il valore e il senso di quei gesti liturgici, che sono diventati automatici e, forse per questo, hanno perso un po’ di spessore … e così abbiamo pensato di riprodurre, sotto l’ulivo dell’UNITALSI trapiantato dal nonno, i segni del nostro Triduo Pasquale: la pagnotta fatta in casa e la brocca dell’acqua con l’asciugamano, la croce, la luce della lampada ad olio.

Anche i momenti di preghiera quotidiana hanno acquistato uno spessore diverso in questa Quaresima: il sussidio dell’ACR insieme ai 10 minuti online con don Federico e Massimo, i videomessaggi di don Denis e di don Federico, sono diventati spunto per una riflessione personale e familiare a partire dalla Parola.

Ma una cosa ci ha sorpreso e stupito sopra tutte: il desiderio, soprattutto da parte di Silvia e Laura, le nostre figlie, di raccogliersi in una preghiera silenziosa, in un dialogo tutto personale con il Padre.

Questo è quanto è successo nella nostra famiglia, ma abbiamo visto ed ascoltato esperienze simili da parte di altre famiglie della nostra diocesi.

Parafrasando le parole del nostro Arcivescovo all’inizio dell’anno pastorale, la situazione di questa quarantena sta diventando occasione propizia per crescere e maturare nella fede, un’occasione perché le famiglie diventino consapevoli di essere un “luogo teologico” privilegiato.

Norma e Stefano

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Don Denis ci propone la lettura di questo articolo a firma del Cardinale Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

“Nella Chiesa abbiamo un tesoro nascosto, la famiglia. (…) Lo Spirito ci suggerisce di riscoprire il sacramento del matrimonio, in forza del quale le nostre case sono una piccola chiesa domestica.

(…) Ogni famiglia è una cellula dove Gesù è stabilmente presente. E non se ne va.”

Per la lettura integrale, ecco il link.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-03/cardinale-farrell-osservatore-romano-chiesa-coronavirus.html

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