1. La Sapienza

“La sapienza che viene dall’alto è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia”. (Giacomo 3,17)

 “Sapienza” arriva da “sapore”: come il senso del gusto ci fa distinguere il sapore dei vari cibi, così la sapienza è come una bussola interiore che ci guida nella valutazione delle cose. Essa ci dà il “gusto” di Dio, ci aiuta a penetrare nei suoi misteri e a gioire per la sua bellezza e bontà.

Dono che ci arricchisce del gusto del creato e del suo creatore.

Cosa vuol dire? Perché gusto? Che sensazione è quella gustativa? È pura emozione o prende sul serio tutto l’uomo? Che differenza c’è tra creato e creatore? Come può il creato condurmi al creatore? 

All’inizio le “cose divine” possono forse risultare un po’ faticose (pensa ad esempio alla S. Messa, alla preghiera, alla lettura del Vangelo), se però si prosegue con fedeltà, diventano dolci e piacevoli che tutto il resto –  la TV, i videogiochi, il calcio…- risulta meno interessante, sbiadito, addirittura noioso. È cambiato il nostro gusto. La vera sapienza viene dall’alto, considera tutto dal punto di vista di Dio, cioè dalla parte dell’Amore.

Ci educa ad avere gli stessi gusti di Dio. Ci aiuta a distinguere il bene dal male.

2. L’intelletto

“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano.” Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito.” (1 Cor 2, 9-10)

“Intelligenza” arriva dal latino “intus legere”, ossia “leggere dentro”. L’intelligenza è dunque la conoscenza intima, profonda di un oggetto, di una realtà. Essa ci è data per comprendere noi stessi e il mondo.

È il dono che ci aiuta ad andare fino in fondo alle cose, a vedere oltre le apparenze.

Dono della profondità contro la superficialità.

La nostra mentalità spesso ci porta a credere in cose toccabili, ad accettare come vero solo ciò che ci sembra evidente (chiaro e distinto), ma sarà vero? O è vero che la prima evidenza è che non tutto è evidente? Cosa fare? Possiamo sminuirci e abbassarci sul piano della superficialità, o avere il coraggio di vedere chi siamo veramente. Conoscete il racconto del Piccolo Principe? Se la vita fosse solo sulla superficialità, che vita triste sarebbe: dove mettere l’amicizia, l’amore, la fede? Non ci sarebbe spazio, ma alla fine scopriremmo che non ci sarebbe posto anche per la nostra esistenza.

3. Consiglio

È il dono di individuare la strada giusta, cioè di riconoscere il progetto che Dio ha su di noi.

È un dono importantissimo, sempre da chiedere. È una luce interiore con cui lo Spirito Santo ci mostra che cosa è bene fare o non fare nel momento, nel luogo e nelle circostanze concrete in cui ci troviamo. Devi scegliere, ma non è solo una questione di bene e male, devi deciderti. Decidere chi sei e cosa mettere al centro della tua vita.

In noi ci sono tanti valori, tante cose che sono importanti per la nostra vita. Quali sono? Che gerarchia dò ai valori, talenti che io ho? Senza sapere questo come faccio ad individuare la strada giusta? Come posso riconoscere il progetto mio proprio? Un progetto cos’è?  È qualcosa che mi viene imposto o io scopro? In base a come metti le fondamenta della tua vita tu decidi come sarà, ma allora forse vale proprio la pena di chiedere questo dono, no?

Da soli siamo forse capaci di vedere il progetto? Non rischiamo di “toppare alla grande”, chi ci può aiutare? Perché? Forse vale la pena di affidarci a qualcuno e a Qualcuno.

4. La Fortezza

“Attingete forza nel Signore” (Ef 6,10)

È il dono del coraggio, della costanza, della tenacia. Può essere definito come un “abito” soprannaturale che irrobustisce l’anima e la rende capace di affrontare le difficoltà, i pericoli, le fatiche che si incontrano nel cammino della fede.

Fai degli esempi …. Puoi immaginare proprio a come è fatta una fortezza, un castello. Per difendersi da chi e da che cosa sono stati costruiti i muri? E noi da chi dobbiamo difenderci? Quali rischi ci sono nella nostra vita? Siamo capaci di superarli da soli o abbiamo bisogno di aiuto?

Ci sono varie cinta di mura che difendono il centro, così anche nella nostra vita ci sono cose più importanti e cosa c’è nel centro della nostra fortezza che dobbiamo difendere? A volte rischiamo di difendere cose che sono superficiali lasciando senza difese ciò che è più importante.

Quindi una volta riconosciuto cosa è davvero importante dobbiamo difenderlo con tutte le nostre forze e sapendo che queste non sono sufficienti chiediamo aiuto allo Spirito che venga in nostro soccorso, in modo che la nostra vita sia veramente segnata dalla fortezza che mi darà quell’entusiasmo e libertà tipica del cristiano.

5. La Scienza

“Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio, per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato.” (1 Cor 2, 12)

Il dono della scienza è il dono dell’amore – conoscenza.

In questa prospettiva notiamo che il capire intellettuale non è in contrasto con il capire dell’esperienza. Scienza che parte dall’esperienza, ma non solo questa esperienza trova il suo culmine nell’amore.

L’amore mi permette di conoscere come vero anche quello che non posso racchiudere in schemi. Grazie al dono della scienza, l’uomo impara l’umile amore, perché scopre che l’universo è una grande famiglia, nella quale Dio è Creatore Onnipotente e Padre amorevole.

Che una persona mi vuol bene lo posso sperimentare, non lo posso pretendere, non è un mio diritto. Ma è proprio nell’esperienza dell’essere amati che io scopro qualcosa che è fondamentale per la mia vita, conosco la realtà in maniera più vera di prima. “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. (Piccolo principe, cap XXI).

Parti dalla tua esperienza, c’è qualcuno che ti vuole bene? Che cosa hai imparato da questa esperienza? È facile da descrivere? È facile voler bene?

Abbiamo scoperto che l’amore è la cosa più importante, ma anche che è difficile saper amare, abbiamo anche qui molto bisogno di imparare e dobbiamo richiedere questo dono a Colui che ci Ama in modo sommo, cioè a Dio.

6. La Pietà

“Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità.” (2 Pt 1, 5-7)

È il dono che porta a fidarsi di Dio, abbandonandosi in Lui.

Pietà che non va ridotta a quella di fare l’elemosina, o almeno non si deve fermare sull’aspetto esteriore, anche se è importante. Quando Gesù parla di pietà così? Sono tanti i passi del Vangelo, ma forse vale la pena di soffermarsi sul brano del buon samaritano. Cosa ti colpisce subito? Amore del prossimo? Gesù perché lo racconta? I due comandamenti principali dell’amore. Amando il prossimo io sono capace di amare Dio e viceversa. Pietà è qualcosa di molto profondo che si vede all’esterno, è riconoscer la nostra pochezza ma anche il nostro essere amati in modo incredibile da Dio, sapere che bisogna affidarsi a Lui solo e bisogna affidarsi in modo completo. Si può fare l’esempio degli scalatori e della roccia (questa dopotutto è la fede).

7. Il timore di Dio

“Il timore di Dio è una scuola di sapienza.” (Pr 15, 33)

È il dono che mi fa riconoscere chi sono.

Il peccato più grande che l’uomo può commettere è quello di mettersi al posto di Dio, non riconoscere la grande differenza che c’è tra noi e Dio. Questo vuol dire perdere anche il senso di se stessi e porta sicuramente all’infelicità e alla cosiddetta dannazione eterna.

Avere il timor di Dio mi fa riconoscere chi sono e lo riconosco in rapporto a Dio, un Dio che non è venuto a trattarci da schiavi, ma a chiamarci figli, a volere il bene per noi…è un Dio che ci ama profondamente, intensamente e se noi decidiamo di metterci al suo posto non faremmo altro che combinare guai.

Nessuno è fuori dal correre questo rischio, bisogna dunque avere molta umiltà. Il dono del timore ci custodisce nell’amicizia con Dio; è come un campanello interiore collocato nel cuore, che ci rende vigilanti, attenti ad evitare il male e a confessarlo e ripararlo subito, quando lo si fosse commesso per fragilità.

Conclusioni

Impariamo a memoria questi 7 doni dello Spirito, capiamoli e invochiamoli sempre.

Non dobbiamo pensare che ne basti solo uno, abbiamo bisogno di tutti e 7, sono tra loro strettamente collegati.

Prova a riprenderli e vedi il collegamento che c’è tra i 7 doni, ti condurranno a vivere il giorno della Pasqua ricordando ciò che conta davvero nel rapporto con Dio e con gli altri.

Questi doni possono renderti migliore, giorno dopo giorno.

 

Vieni, Spirito Creatore

Vieni, Spirito Creatore,

visita le nostre menti,

riempi della tua grazia

i cuori che hai creato.

 

O dolce Consolatore,

dono del Dio altissimo,

acqua viva, fuoco, amore,

santo crisma dell’anima.

 

Dito della mano di Dio,

promessa del Salvatore,

irradia i tuoi sette doni,

suscita in noi la parola.

 

Sii luce all’intelletto,

fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite

con il balsamo del tuo amore.

 

Difendici dal nemico,

reca in dono la pace,

la tua guida invincibile

ci preservi dal male.

 

Luce d’eterna sapienza,

svelaci il grande mistero

di Dio Padre e del Figlio

uniti in un solo Amore.

Amen.