Partiamo da un’immagine, uno dei lavoretti fatti dai bambini durante il catechismo.

Una rete, con tanti pesci colorati al suo interno, ognuno diverso dall’altro, ognuno contenente il nome del bambino che lo ha realizzato.

Il pensiero va al brano di vangelo della pesca miracolosa (cfr. Luca 5, 1-11). I discepoli hanno faticato tutta una notte, senza prendere nulla. Di fronte all’invito di Gesù, Simone dice “sulla tua parola getterò le reti”. E finisce che prendono una quantità’ enorme di pesci tanto che le reti quasi si rompono.

L’’immagine di quello che i bambini hanno realizzato e’ la fine di una trasformazione che passa da tre fasi:

  1. SVEGLIARSI (grazie ad un MA). Pietro e i discepoli arrivano dal fallimento di un’ intera notte senza aver pescato nulla. Quanti sono i nostri fallimenti, gli obiettivi mancati, le delusioni? Tanti, troppi in certi momenti. Vorremmo tanto sentire la voce di qualcuno che ci invita, ci propone qualcosa di diverso. Abbiamo bisogno di un MA che ci ridesti, di qualcuno che ci mostri che un’altra via è possibile.
  2. FIDARSI (e muoversi). Al MA bisogna rispondere, come fa Simone “getterò’”; scegliamo di guardare al futuro e ci muoviamo. La pesca allora e’ abbondante e tangibile. Non e’ rimandata a chissà quando, ma si tocca con mano, le reti si spezzano. Non basta mai la nostra competenza, i nostri sforzi.
  3. TRASFORMARSI. L’episodio si chiude con la frase di Gesù: “non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Ed essi lasciano tutto e lo seguono. Perché nulla è più come prima.

La vita cambia, i colori si accendono. Siamo quei pesci colorati, vivi. Unici, irripetibili, preziosi.

Al sicuro, con la guida giusta. Valorizzati per quello che siamo.

I bambini ce lo dicono bene.