Nell’udienza generale del 2 gennaio, Papa Francesco prosegue le sue catechesi concentrandosi sul ‘Padre nostro’. Il discorso può essere anche un augurio per questo nuovo anno da poco iniziato. Ecco alcuni stralci.

Nel Vangelo di Matteo il testo del Padre nostro è al centro del discorso della montagna. Significativa questa collocazione. Il ‘discorso della montagna’ è infatti l’insegnamento delle Beatitudini. Le beatitudini dicono chi può davvero dirsi felice. Beati i poveri, i miti, i misericordiosi, gli umili di cuore.

Che rivoluzione il Vangelo!

E alla base di questo sta il Padre nostro, che dice siate figli del Padre vostro che è nei cieli.

Il cristiano sa di essere peccatore come tutti. E si rivolge a Dio come un figlio a suo padre, il quale sa di quali cose ha bisogno prima ancora che gliele chieda.

Potrebbe anche essere una preghiera silenziosa il Padre nostro. In fondo basta mettersi sotto lo sguardo di Dio, ricordarsi del suo amore di Padre.

Non ha bisogno di niente il nostro Dio.

Nella preghiera chiede solo che noi teniamo aperto un canale di comunicazione con Lui per scoprirci sempre suoi figli amatissimi. E Lui ci ama tanto.

Continua a leggerePadre nostro

Chiudiamo con la 2ª delle due puntate sul senso del foglietto giallo. Esso ci è compagnia la domenica e durante la settimana e diventa il modo per conoscere la Parola del Papa e infine la Parola di Dio.

Il Papa ci accompagna in una catechesi settimanale in cui ci fa vedere che la morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico dell’uomo, non è lo sforzo di chi decide di essere coerente e ci riesce, lanciato in una sfida solitaria di fronte al mondo.

No.

“La morale cristiana semplicemente è una risposta.

È la risposta commossa davanti ad una misericordia, sorprendente, imprevedibile, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e lo stesso mi ama, mi stima, mi abbraccia.

Mi chiama di nuovo, spera in me e attende da me.

Per questo l’idea cristiana della morale è una rivoluzione.

Non è non cadere mai, ma rialzarsi sempre.”

Che beneficio leggendo quel benedetto foglietto giallo!

Continua a leggereRispondo e mi rialzo (il senso del foglietto giallo 2a parte)

Iniziamo la 1ª di due puntate sul senso del foglietto giallo che troviamo la domenica sul tavolino in fondo alla nostra chiesa. E’ un modo per voler bene al Papa e conoscere la sua Parola.

Iniziamo dal voler bene.

Chi è Jorge Bergoglio? Come si è definito?

“Sono un peccatore a cui il Signore ha guardato”

Così disse di sé in un’intervista ad Antonio Spadaro*, aggiungendo “non so quale possa essere la definizione più giusta”.

Uno su cui il Signore ha gettato lo sguardo come ha fatto con Matteo, quel giorno che era seduto al banco delle imposte. Gesù lo guardò con una tale forza di amore e di misericordia, come nessuno lo aveva guardato ed amato prima.

E il Papa nell’intervista prosegue:

“Visitavo spesso la chiesa di San Luigi dei Francesi, e lì andavo a contemplare il quadro della vocazione di San Matteo di Caravaggio.

Quel dito di Gesù così…verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo.”

E spiega poi il motto scelto quando fu consacrato vescovo “miserando atque eligendo” cioè ‘misericordiando’ e scegliendo.

Il Papa, che si sente guardato da Cristo con misericordia, capisce che questo è anche il modo con cui Cristo gli chiede di guardare gli altri.

Come se li stesse scegliendo per Lui. ..senza escludere nessuno, perché tutti sono scelti per l’amore di Dio.

Leggi l’intervista del 19 agosto 2013, apparsa su La Civiltà Cattolica

Continua a leggereCome Matteo (il senso del foglietto giallo 1a parte)

Domenica 14 ottobre, h. 18.00, all’oratorio di via Legnani i giovani della città ci racconteranno il loro incontro con Papa Francesco a Roma di quest’estate.

Esercizio di ascolto. Salutare, tanto prezioso quanto difficile.

Ascoltare veramente vuol dire mettersi anche un po’ in gioco.

Ascoltare i giovani vuol dire raccogliere indizi del mondo che verrà.

Tutti sono invitati.

Continua a leggereSiamo qui!

Riportiamo qui alcuni stralci della bellissima intervista rilasciata da Papa Francesco a IlSole24ORE qualche giorno fa.

L’invito è a leggerla integralmente (la trovate nella rassegna stampa settimanale)

“I soldi non si fanno con i soldi, ma con il lavoro”

Il singolo può essere bravo, ma la crescita è sempre il risultato dell’impegno di ciascuno per il bene della comunità. Infatti le capacità individuali non possono esprimersi al di fuori di un ambiente comunitario favorevole, perché il risultato raggiunto non è semplicemente la somma delle singole capacità. (…) non per mortificare i singoli o non riconoscere i talenti di ciascuno, ma per aiutarci a non dimenticare che nessuno può vivere isolato o indipendente dagli altri.

La vita sociale è infatti costituita dalla crescita di un popolo.

Se la comunità in cui viviamo è la nostra famiglia, diventa più semplice evitare la competizione per abbracciare l’aiuto reciproco. (…)

Vedere l’umanità come un’unica famiglia è il primo modo per essere inclusivi. (…)

L’idea degli scarti: è un fenomeno nuovo. Chi viene escluso, non è sfruttato, ma completamente rifiutato, considerato spazzatura, avanzo, spinto fuori dalla società. Una economia così strutturata uccide perché mette al centro e obbedisce solo al denaro. Abbiamo in questo modo un’etica non amica della persona. (…)

Nessuna attività procede casualmente o autonomamente. Dietro ogni attività c’è una persona umana. Nell’attuale centralità dell’attività finanziaria dietro c’è la scelta di qualcuno che pensa, sbagliando, che i soldi si fanno con i soldi.

I soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro.

È il lavoro che conferisce la dignità all’uomo non il denaro.

In questo momento, nel nostro sistema economico, c’è un idolo, un idolo che si chiama denaro. Questo non va bene: lottiamo tutti insieme perché al centro ci siano piuttosto la famiglia e le persone, e si possa andare avanti senza perdere la speranza.

(…)

L’attività economica non riguarda solo il profitto, ma comprende relazioni e significati. Il mondo economico, se non viene ridotto a pura questione tecnica, contiene non solo la conoscenza del nome (le competenze), ma anche del perché (i significati).

Una sana economia non è mai slegata dal significato di ciò che si produce e l’agire economico è sempre anche un fatto etico.

Continua a leggereIl lavoro conferisce dignità all’uomo, non il denaro

Riportiamo qui integralmente il testo del discorso che il papa ha fatto all’incontro con le famiglie, nel suo recente viaggio a Dublino.

Discorso alle famiglie a Dublino

Il Papa ricorda che i cristiani sono una sola famiglia in Cristo, diffusa su tutta la terra.

La Chiesa è la famiglia dei figli di Dio. Una famiglia in cui si ha cura di ciascuno e dove ciascuno è invitato alla festa, alla gioia.

Dio desidera che ogni famiglia sia un faro che irradia la gioia del suo amore nel mondo.

E siamo chiamati tutti alla santità, dentro alla famiglia.

La vocazione all’amore e alla santità è silenziosamente presente nel cuore di tutte quelle famiglie che offrono amore, perdono, misericordia quando vedono che ce n’è bisogno, e lo fanno tranquillamente, senza squilli di trombe.

Il Vangelo della famiglia è veramente gioia per il mondo, dal momento che lì, nelle nostre famiglie, Gesù può sempre essere trovato.

E ancora…

Il matrimonio cristiano e la vita familiare vengono compresi in tutta la loro bellezza e attrattiva se sono ancorati all’amore di Dio.

La grazia di Dio aiuta ogni giorno a vivere con un cuore solo e un’anima sola.

Come si fa?

    • Con il perdono che guarisce le nostre ferite e ci avvicina agli altri e a lui. Piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno, sono il fondamento sul quale si costruisce una solida vita familiare cristiana.
    • Con un corretto uso dei social media, che possono essere benefici se usati con moderazione e prudenza; che questi mezzi non diventino mai una minaccia alla vera rete di relazioni di carne e sangue, imprigionandoci in una realtà virtuale e isolandoci dai rapporti concreti che ci stimolano a dare il meglio di noi stessi in comunione con gli altri.
    • Con la preghiera, perché «la famiglia che prega insieme rimane insieme», e irradia pace.
  • Con la sincerità. Il vino nuovo comincia a fermentare durante il tempo del fidanzamento, necessario ma passeggero, e matura lungo la vita matrimoniale in un mutuo dono di sé.

 

Le famiglie sono ovunque chiamate a continuare a crescere e andare avanti, pur in mezzo a difficoltà e limiti, proprio come hanno fatto le generazioni passate.

Infine un messaggio forte:

Voi, famiglie, siete la speranza della Chiesa e del mondo!

Continua a leggereFamiglia: protagonista a Dublino

Continua la catechesi del Papa sulla Messa; ecco la seconda parte del messaggio dello scorso 21 marzo presso l’Aula Paolo VI.

La celebrazione della Messa è ordinata alla Comunione, ad unirci con Gesù. Comunione sacramentale, non spirituale che uno può fare a casa sua.

Comunione sacramentale, con il corpo e il sangue di Cristo. Celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona sé stesso  nella Parola e nel Sacramento dell’altare, per conformarci a Lui. Lo dice Egli stesso: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.” (Gv 6, 56).

Dopo aver spezzzato il Pane consacrato, il sacerdote lo mostra ai fedeli, dicendo: “Beati gli invitati alla Cena del Signore: ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo.”

È un invito che rallegra e insieme spinge ad un esame di coscienza illuminato dalla fede. Se da una parte, vediamo la distanza che ci separa dalla santità di Cristo, dall’altra crediamo che il suo Sangue è “sparso per la remissione dei peccati”.

Tutti siamo stati perdonati nel Battesimo e tutti siamo perdonati ogni volta che ci accostiamo al sacramento della penitenza. Gesù perdona sempre. Gesù non si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono.

Se siamo noi a muoverci in processione verso l’altare per fare la comunione, in realtà è Cristo che ci viene incontro per assimilarci a sé. C’è un incontro con Gesù!

Nutrirsi dell’Eucaristia significa lasciarsi mutare in quanto riceviamo. Ogni volta che noi facciamo la comunione, assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù.

Quanto ricevono il pane sono trasformati in Eucaristia vivente. E al sacerdote che ti dice “Il Corpo di Cristo”, tu rispondi “Amen”, ossia riconosci la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo.

È bello, è molto bello. Diventiamo ciò che riceviamo!

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Ecco la prima parte della catechesi di Papa Francesco dello scorso 21 marzo, presso l’Aula Paolo Sesto.

Oggi è il primo giorno di primavera: buona primavera! Ma cosa succede in primavera? Fioriscono le piante, fioriscono gli alberi.

Un albero o una pianta ammalati, fioriscono bene, se sono malati? No! Un albero, una pianta che non sono annaffiati dalla pioggia o artificialmente, possono fiorire bene? No. Ma, senza radici si può fiorire? No!

Questo è un messaggio: la vita cristiana dev’essere una vita che deve fiorire nelle opere di carità, nel fare il bene. Ma se tu non hai delle radici, non potrai fiorire, e la radice chi è? Gesù!

Se tu non sei con Gesù, lì, in radice, non fiorirai.

Se tu non annaffi la tua vita con la preghiera e i sacramenti, voi avrete fiori cristiani? No. Perché la preghiera e i sacramenti annaffiano le radici e la nostra vita fiorisce.

Vi auguro che questa primavera sia per voi una primavera fiorita, come sarà la Pasqua fiorita.

Fiorita di buone opere, di virtù, di fare il bene agli altri…

 

Continua a leggereSi fiorisce con la radice in Gesù